sabato 9 luglio 2016

E' una vera beffa stellare.

Non siamo noi a dirlo , ma un giornale nazionale che critica duramente la politica spaziale italiana che non è riuscita ad ottenere alcun direttorato di rilievo in ESA.
L'ultima beffa è infatti che il centro di Esrin dedicato alle osservazioni della terra e di ambizione italiana sia stato dato ad un austriaco.
In particolare si pone in evidenza:
Per il 2016 la quota di partecipazione ammonta a 512 milioni di euro pari a +55% rispetto agli altri anni. L’oro va alla Germania con 872 milioni di euro e l’argento alla Francia con 844 milioni di euro che ottengono ben due direttori per nazione, i tedeschi in più si aggiudicano la nomina del direttore generale di Esa: Johann-Dietrich Wörner Il bronzo all’Italia che, purtroppo, perde il proprio peso specifico, in termini di rappresentanza, all’interno dell’agenzia. Un solo direttore nonostante le cifre da capogiro impegnate. 
Insomma, come abbiamo sempre sostenuto da questo blog paghiamo molto e restiamo in coda.










Politiche spaziali nelle mani di Germania e Francia. Italia cenerentola porta a casa solo la nomina di un direttore: Franco Ongaro, confermato al Direttorato Tecnologia e Qualità che gestisce i laboratori di Estec in Olanda. Il Bel Paese raddoppia le somme da destinare all’Esa (European Space Agency) ma non riesce a imporre la propria presenza ai vertici.L’Esrin di Frascati, eccellenza italiana che gestisce 1,6 miliardi di euro l’anno (il 30,5% del budget di Esa), finisce nelle mani dell’austriaco Josef Aschbacher, nominato lo scorso 16 giugno. Austria che aderisce ai programmi Esa con un contributo di soli 47,6 milioni di euro.


L’Agenzia, con sede a Parigi, è la porta di accesso allo spazio per l’Europa. La sua missione consiste nello sviluppo delle capacità spaziali europee e nella garanzia che gli investimenti effettuati per la conquista dello spazio continuino a produrre vantaggi e ricadute positive per tutti i cittadini europei. Gli stati membri dell’Esa sono 22. I maggiori azionisti tre: Germania, Francia e Italia. Il compito dell’Esa è di delineare il programma spaziale europeo e quindi dargli attuazione. I progetti sono concepiti per scoprire quanto più possibile sulla Terra, il Sistema solare e l’Universo in generale, ma puntano anche allo sviluppo di tecnologie e servizi satellitari e alla promozione delle industrie europee. L’Esa ha una struttura scientifica e una prettamente politica, la cosiddetta ministeriale, dove siedono i ministri delegati dai Paesi membri. Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini è il delegato italiano. Il Tempo si è rivolto al ministro per chiedere conto di questa sconfitta. Basti fare il paragone con un passato non tanto remoto: nel 2011, ad esempio, l’Italia aveva ben tre direttori al vertice dell’Esa: Giuseppe Morsillo, Franco Ongaro e Antonio Fabrizi. Il ministro delegato, che presiedeva il consiglio, era Mariastella Gelmini. I fondi impegnati nettamente inferiori. Come mai, dunque, aumentano le risorse investite ma si perdono le nomine in posizioni apicali? Domande che Il Tempo ha inviato al capo dell’Istruzione che non ha ritenuto essere di sua competenza, inoltrandole all’Agenzia Spaziale Italiana.


È Andrea Zanini, portavoce dell’Asi, a rispondere. «Le valutazioni politiche non spetta a noi farle - dice-. In ESA non c’è una correlazione diretta tra contributi degli Stati membri e rappresentanza nelle nomine dei direttorati. La nomina dei direttori è una prerogativa del Direttore Generale che decide al termine di un processo di valutazione dei candidati da parte di una commissione. Nell’ambito della rosa finale il Direttore dell’Esa decide in piena autonomia. Gli italiani in Esa sono: Franco Ongaro, Elena Grifoni Winters è stata nominata Capo di gabinetto del Direttore dell’Esa. Franco Bonacina è portavoce del Direttore dell’Esa. L’Italia porta a casa casa un ritorno industriale significativamente più alto tra i paesi Esa che si attesta oltre il 3-4%».


Al di là dei tecnicismi alcuni dubbi restano: Perché l’Italia ha un solo direttore al pari di Stati che contano il 5% mentre la grossa fetta se la spartiscono Germania e Francia? Come mai nessuno, nel mondo della politica, ha alzato le barricate quando un’eccellenza mondiale come l’Esrin di Frascati, dove si effettuano programmi avanzati di osservazione della Terra, è finito sotto l’egida dell’Austria?



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