E' uscita in questi giorni l'interessante analisi di francis Walshingam su Startmag in meito alle recenti nomine di tre direttori dell'ESA tra cui Simonetta Cheli come capo dell'ESRIN. L'analisi si estende anche al quadro più generale della situazione spaziale nazionale.
"E in tutto questo contesto in rapida evoluzione che ruolo gioca l’Italia? Formalmente siamo in una posizione accettabile grazie al successo nell’essere riusciti ad ottenere la direzione di Esrin salendo così a due direttorati tecnici insieme a quello olandese di Estec già nostro da tempo; la Francia comunque ne ha tre.
Di fatto le cose stanno ben diversamente e fotografano una nostra debolezza congenita aggravata dalla irrilevanza del presidente di Asi, Giorgio Saccoccia, Capo delegazione italiano in Esa, nel contesto europeo. Vediamo perché:
Estec è guidata da Franco Ongaro da molti anni; buon tecnico e altrettanto ottimo manager. Egli vive da moltissimi anni all’estero, prima in Francia e poi in Olanda, ed è notoriamente amico fraterno e creatura dello storico e mai dimenticato direttore generale dell’Esa, il francese Jean Jacques Dordain. Una situazione analoga è quella che presenta la candidatura di Simonetta Cheli: curriculum non tecnico (è laureata in Scienze Politiche), un’attività largamente centrata sulla comunicazione anche di livello elevato o la partecipazione a vari gruppi e comitati interni ad Esa ma che mai hanno gestito programmi industriali e ancora meno personale. Questo a fronte della direzione di un direttorato come quello delle Osservazioni della Terra con il budget più ricco di tutto l’ente, 1000 milioni di euro all’anno, e circa 400 persone (in massima parte tecnici di grande livello) da gestire.
Pur con la più grande buona volontà nella valutazione della sua scelta per la direzione, tenendo conto che è da moltissimo tempo legata professionalmente all’attuale direttore generale col quale ha percorso molta strada all’interno di Esrin. Appare difficile immaginare se la potremo mai vedere confrontarsi col suo mentore se fosse chiamata a difendere eventuali interessi italiani che fossero in conflitto con i desiderata di chi l’ha voluta a ricoprire la carica garantendosi così un controllo permanente del suo vecchio terreno di gioco."
Ed ancora:
"La debolezza dell’Italia in Esa, visto che ora abbiamo due direttorati formalmente diretti da italiani, termina qui? Purtroppo no: resta sempre aperto il problema del presidente di Asi che è ufficialmente un funzionario Esa, peraltro non di alto rango (solo un A5), ma che, in virtù del ruolo che ricopre nell’Agenzia, è il capo della nostra delegazione nel Council.
È flagrante il conflitto di interesse che continua ad esistere in questo caso; l’esperienza di questi ultimi due anni lo ha confermato.
La sua posizione non è mai stata in dissenso con il precedente direttore generale tedesco e ancora meno con l’attuale, suo attuale datore di lavoro; verso di lui mostra in tutte le occasioni formali di incontro una deferenza imbarazzante ma giustificata perché deve rientrare in Esa tra meno di un anno e mezzo e da tempo non si sentono espressioni forti, e nemmeno deboli, di volontà per un rinnovo del suo mandato. E di conflitto di interessi latente si vocifera in Asi a proposito di un membro del cda dell’Agenzia spaziale italiana; un dossier che sarebbe all’attenzione dell’esecutivo, peraltro.
Ancora più imbarazzante è stata la posizione nella quale si è trovata l’Italia lo scorso anno quando si dovevano valutare le candidature per la Direzione Generale dell’Esa. Con forza le delegazioni dei paesi nordici hanno posto il problema che non era possibile che nel Council a rappresentarci fosse un dipendente Esa che avrebbe dovuto valutare persone che, una volta scelte, sarebbero diventate i suoi capi. Per riparare a questa ennesima non bella figura e salvare almeno la faccia, con una veloce e pudica marcia indietro, è stato chiamato a rappresentarci (ottimamente va detto) il nostro Ambasciatore presso l’Ocse che ha partecipato ai lavori."