Finanziamenti e riassetto organizzativo del CIRA: un atto ispettivo presentato al Senato.
"Il Cira, di cui l'ASI è socio di riferimento è da anni in una critica situazione dal punto di vista finanziario e gestionale.
Si trova peraltro indirettamente ad essere anche da anni oggetto anche da parte della magistratura ordinaria. ( vedi gli ultimi articoli in materia de '"Il Fatto Quotidiano".
Si interessa della situazione del CIRA in questi giorni anche il Parlamento.
Ecco l'interrogazione presentata dal senatore Iannone di Fratelli d'Italia in data 11 giugno:
Ai Ministri dell'università e della ricerca e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
il centro italiano ricerche aerospaziali (CIRA) è l'unico asset nazionale dedicato alla ricerca aerospaziale, in cui operano 330 persone ed in cui sono presenti, su una superficie di 167 ettari, impianti unici al mondo per i quali lo Stato ha investito oltre 400 milioni di euro e la cui gestione incide ogni anno sul bilancio pubblico per circa 22 milioni di euro;
è una società consortile per azioni a maggioranza pubblica, che annovera nella compagine l'Agenzia spaziale italiana (ASI) con una partecipazione del 47 per cento, il CNR con il 5 per cento, la Regione Campania (attraverso un consorzio) con il 16 per cento e le principali aziende aerospaziali italiane tra cui Leonardo SpA;
è destinatario di fondi pubblici erogati dal Ministero dell'università e della ricerca in quanto soggetto attuatore del PRORA (programma nazionale di ricerche aerospaziali), ai sensi del decreto interministeriale n. 305 del 1998;
il CIRA vive, da oltre un quinquennio, uno stato di continua transizione gestionale che ha visto l'avvicendamento di 4 presidenti e 5 direttori generali;
ha esaurito i fondi del PRORA ex decreto ministeriale n. 305 del 1998, per la parte investimenti, progettando, realizzando e mettendo in esecuzione negli anni impianti di ricerca unici al mondo, come ad esempio il "Plasma wind tunnel" e l'"Icing wind tunnel", che contribuivano annualmente al valore della produzione del CIRA per svariati milioni di euro;
il CIRA con i contributi ormai prossimi all'esaurimento ha altresì impegnato non meno di 70 unità lavorative nello sviluppo di nuove tecnologie aerospaziali;
la dichiarazione dell'ASI di esercitare controllo di fatto sul CIRA non si è concretizzata in un efficientamento della struttura ed anzi ne ha portato semplicemente a condividere le tormentate vicende gestionali. Non è un caso che il CIRA abbia dovuto assorbire nei suoi ranghi tre dirigenti ASI, appesantendo ulteriormente gli elevati costi del personale, ed oggi si stia considerando una nuova struttura aziendale di tipo iperverticistico che non garantisce i principi generali di segregazione dei rischi e di separazione dei controlli stabiliti dal decreto legislativo n. 231 del 2001;
il nuovo PRORA, attualmente in fase di approvazione, prevede, a differenza del precedente, solo una copertura parziale da parte dello Stato dei costi d'investimento previsti, utilizzando il fondo patrimoniale della società costituitosi negli anni (invero negli anni precedenti all'ultimo sventurato quinquennio) attraverso l'accantonamento degli utili di esercizio;
prevede quindi l'azzeramento di tale fondo, senza che si siano prima stabilite le corrette strategie di sussistenza della società e del lavoro dei circa 330 dipendenti, portando il CIRA a un capitale sociale del tutto inadeguato in quanto il fondo è stato di fatto l'unica vera garanzia patrimoniale della società e mettendo a rischio la sostenibilità dell'unico ente nazionale di ricerca aerospaziale e il poderoso investimento di fondi pubblici operato in questi anni, che ha portato alla realizzazione di competenze ed impianti unici al mondo;
tenuto conto:
del notevole ruolo che il settore aeronautico e spaziale riveste non solo per lo sviluppo dell'impresa e per la collocazione strategica dell'Italia nel mondo ma anche per le ricadute sul miglioramento della vita dei cittadini (come nell'ambito della medicina, del controllo e della gestione dell'ambiente, nelle comunicazioni e nelle previsioni meteorologiche eccetera);
della tragica messa in evidenza nell'emergenza coronavirus della necessità di aumentare notevolmente la spesa in ricerca, già estremamente bassa rispetto ai principali Paesi europei, e di valorizzare anche le retribuzioni e le opportunità di crescita dei ricercatori;
della più volte messa in evidenza, da parte del Governo, esigenza di un piano di rilancio dell'Italia per uscire dalla emergenza creata dal coronavirus, creando nuovo sviluppo in Italia;
nell'ambito di tale intervento governativo, il problema dello sviluppo del Meridione si coniuga con quello di tutta l'Italia, ed in particolare con il mantenimento e la valorizzazione di quanto è stato già sviluppato ed opera a livello nazionale ed internazionale come il CIRA;
dei significativi fondi dedicati dall'ASI ai progetti dell'Agenzia spaziale europea;
dell'esigenza che anche le imprese si prendano carico di un significativo coinvolgimento del CIRA nelle loro attività di ricerca e sviluppo tecnologico,
si chiede di sapere:
se il Governo, al fine di garantire la corretta attuazione del PRORA e la salvaguardia del CIRA, primaria istituzione nazionale di ricerca in ambito aerospaziale, intenda procedere all'approvazione del PRORA solo dopo aver inserito il CIRA nel piano di rilancio dell'Italia e quindi assicurando nell'ambito del piano le dovute risorse di investimento;
se, relativamente ai fondi pubblici, intenda individuare i modi per un maggior coinvolgimento del CIRA da parte dell'industria italiana;
se, relativamente ai fondi investiti nell'Agenzia spaziale europea, intenda individuare i modi per un maggior coinvolgimento del CIRA nello sviluppo delle attività ed in particolare dei suoi impianti;
quali provvedimenti intenda varare in relazione al riassetto del CIRA per preservarne il ruolo centrale nella ricerca aerospaziale nazionale e risolvere le criticità di natura economico-finanziaria che mettono a rischio la vita del centro."
(4-03653)
Non è la prima volta che il Sen. Iannone interviene sull'argomento.
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