Ne sono interessaati i 21
Enti pubblici di ricerca (Epr), 14 dei quali sono vigilati dal Miur.
Finalmente gli
Enti vengono equiparati alle Università in termini di autonomia
statutaria e gestionale ed avranno meno vincoli sul fronte delle assunzioni e meno
burocrazia.
In base al decreto gli enti pubblici di ricerca avranno per la prima volta un riferimento normativo comune, con un sistema di regole più snello e calibrato alle esigenze del settore.
Il decreto prevede inoltre il recepimento della carta Europea dei ricercatori per garantire più libertà di ricerca, portabilità dei progetti, valorizzazione professionale, sistemi di valutazione adeguati.
Gli enti pubblici di ricerca vengono inoltre svincolati dal ricorso obbligatorio al mercato elettronico per gli acquisti di attrezzature scientifiche, vengono eliminati i controlli preventivi sui contratti per esperti e collaboratori professionali, e vengono introdotte regole più flessibili per le spese di missione.
Come
accade già per le università, gli enti che hanno risorse per farlo
potranno assumere liberamente, entro il limite dell'80% del proprio bilancio. Unico vincolo sarà il rispetto del budget.
Il decreto favorisce infine mobilità dei ricercatori, portabilità dei progetti di ricerca e rientro dei cervelli.
Ci troviamo dunque di fronte ad un decreto che rappresenta una vera autostrada in cui i numerosissimi Enti di ricerca potranno correre , a quanto sembra, con pochissime restrizioni.
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