Non vi è dubbio che l'appartenza del Regno unito all'ESA è cosa ben distinta dall'abbandono del l'Unione Europea da parte bdella Gran Bretagna entro due anni.
Questo è valido in termini formali, ma non certo sostanziali dove al contrario le implicazioni della Brexit sul settore spaziali sarebbero rilevanti.
Ii nodi vengono al pettine quando si parla di Galileo e Copernicus.programmi congiunti tra ESA e Unione Europea. 
 Ad esempio in Galileo l'Agenzia si occupa
 della parte tecnica, mentre all’Unione spetta la proprietà e la 
gestione
 Qui la contraddizione tra Regno Unito membro dell’una e non 
dell’altra viene a galla. Il Paese è coinvolto a livello industriale 
nella fornitura per l’elettronica dei satelliti tramite
 l’azienda Surry Satellite Technology Ltd. (SSTL). 
 La Commissione Europea ha deciso di
 riaprire il bando per la costruzione di ulteriori 6 satelliti. OHB si 
presenta forte dell’esperienza accumulata finora, ma Airbus Defence and 
Space e Thales Alenia Space (quest’ultima costruttrice dei primi quattro
 usati per i test, dei quali tre sono ancora operativi) non staranno a 
guardare. La presenza di SSTL nella squadra della OHB rappresenta un 
problema proprio perché entro due anni diventerà una società extracomunitaria. Altra questione spinosa è l’accesso al segnale PRS (Public Regulated Service), simile al Military Code del
 GPS statunitense e accessibile ai militari e agli enti governativi. I 
Paesi membri UE lo avranno automaticamente appena disponibile.
 Problemi simili si riscontreranno per l’accesso ai servizi del programma Copernicus,
 la costellazione di satelliti per l’osservazione della Terra. Questa si
 divide in missioni nazionali contributrici e satelliti dedicati veri e 
propri della serie Sentinel. I fondi arrivano direttamente dalla Commissione Europea tramite i Quadri finanziari pluriennali.
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