Parte il conto alla rovescia per il lancio del primo veicolo spaziale indiano diretto su Marte. La missione, prevista proprio per la fine di ottobre, potrebbe rendere l’agenzia spaziale del paese una delle élite mondiali per l’esplorazione e lo studio del pianeta rosso.
La
Mars Orbiter Mission (MOM) è arrivata allo Satish Dhawan Space Center a Sriharikota per essere preparata per il lancio. La sonda è progettata per fotografare la superficie di Marte e per cercare i segni della presenza di
metano nella sua atmosfera, sia esso espulso da fonti non biologiche o microbiche. La finestra di lancio si apre il 28 ottobre e si chiude il 19 novembre, con un arrivo sul pianeta rosso stimato per il settembre 2014.
Illustrazione artistica della Mars Orbiter Mission. (Crediti: Indian Space Research Organisation).
Gli indiani su Marte. Dal momento che si tratta della prima missione, gli obiettivi di
Mangalyaan sono sia tecnologici che scientifici in senso lato. La sonda trasporta, infatti, una suite di sensori ad alta tecnologia con cui esplorare la morfologia e la struttura della superficie marziana, raccogliere campioni per studiarne la mineralogia e, infine, trasmettere dati riguardanti la composizione dell’atmosfera (dovrebbe restare in orbita tra i 6 e i 10 mesi). Mangalyaan ha una struttura e una tecnologia di base molto simile a Chandrayaan 1, il primo robot o sonda lunare che l’India inaugurò nel 2008/2009, ma sul piano della propulsione e degli hardware è senz’altro all’avanguardia.
Si prevede che effettuerà le seguenti ricerche: con il
Lyman Alpha Photometer (LAP) misurerà il deuterio e l’idrogeno per valutare il processo di perdita di acqua dal pianeta. Con il
Thermal Infrared Imaging Spectrometer (TIS) mapperà giorno e notte la composizione e mineralogia del suolo, mentre con il
Mars Exospheric Neutral Composition Analyzer (MENCA) studierà la composizione dell’alta atmosfera. La
Mars Color Camera (MCC) scatterà immagini della superficie per ricostruirne la topografia, con un occhio orbitante su eventi dinamici e sulle lune di Marte, Phobos e Deimos. Infine, il
Methane Sensor for Mars (MSM) sarà essenziale per la ricerca del metano, misurarne i livello per miliardo e mapparne le fonti.
Uno schema della dotazione tecnologica di MOM. (Crediti: ISRO).
La caccia al metano. “Le ultime missioni su Marte hanno fornito ampie prove dirette della presenza di minerali idrati sulla superficie e di acqua a regioni sotterranee”, ha spiegato Jitendra Nath Goswami, direttore del Physical Research Laboratory di ISRO a Ahmedabad, Gujarat, India. È stata proposta la presenza di metano, ma queste tesi sono basate solo su osservazioni limitate: i misteri rimangono, incluso l’annoso problema della natura di tali emissioni di metano, se sporadiche o meno. Nel caso in cui non fossero sporadiche, andrebbero meglio indagate le fonti – così ha detto Jitendra Nath Goswami in un documento presentato all’inizio di quest’anno al 44° incontro del Lunar and Planetary Science di Houston.
Sappiamo da tempo perché il metano è così importante. Fiutarne la presenza significa avere in mano un segno prospettico di vita microbica. Forse però gli entusiasmo vanno smorzati, visto che il metano può essere prodotto senza l’intervento della biologia ma solo attraverso processi geologici, attraverso la degradazione ultravioletta di materiale organico consegnato al suolo dalla caduta di meteoriti, oppure anche dalle particelle di polvere interplanetaria che si sedimentano al suolo. E dopo le ultime novità dal rover della NASA
Curiosity c’è da aspettarsi che la caccia al metano sarà sempre di più un obiettivo di punta delle missioni su Marte.
Anche MAVEN su Marte nel 2014. La navicella indiana Mangalyaan non sarà l’unico nuovo arrivo nel 2014. E’ previsto anche il lancio della
Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN mission (MAVEN) della NASA che inizierà ad orbitare attorno a Marte proprio il prossimo anno. La NASA prevede di lanciare MAVEN il 18 novembre dalla Cape Canaveral Air Force Station in Florida. La sonda dovrebbe raggiungere l’orbita di Marte nel settembre 2014 come la sonda Mangalyaan.
“Da quanto ho capito, gli indiani hanno una vasta gamma di strumenti scientifici e alcuni di loro opereranno in sinergia con MAVEN”, ha precisato Bruce Jakosky, dell’Università del Colorado a Boulder. Per ora non esiste un piano di coordinamento scientifico tra India e Stati Uniti; sappiamo soltanto che ci sono stati alcuni contatti tra i responsabili delle missioni, nulla di più. Marte richiederà sempre un insieme diversificato di punti di osservazione e la missione Mangalyaan potrebbe contribuire a rispondere ad alcune tra le domande più importanti: dalla geologia al clima, passando per l’atmosfera. Curiosity, Mangalyaan e l’europeo
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