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mercoledì 4 agosto 2021

L'assunzione del figlio di Tabacci da parte di Leonardo Spa e le controversie bancarie dell'Amministratore Profumo sono i temi dominanti di un recente atto ispettivo presentato in Senato.

 4-05901)

Ecco il testo dell'Interrogazione parlamentare:

"LANNUTTIDI MICCOANGRISANI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

il 27 luglio 2021 il quotidiano "Domani" ha rivelato che il 49enne Simone Tabacci, figlio di Bruno Tabacci, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, è stato assunto da Leonardo S.p.A., azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza, il cui maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze, che possiede una quota di circa il 30 per cento. Il colosso ha assunto Simone Tabacci nella divisione Chief strategic equity officier, guidata da Giovanni Saccodato. La divisione si occupa del coordinamento delle partecipazioni e delle joint venture della società in mano al Ministero dell'economia e delle finanze e uno dei comparti chiave è l'aerospazio;

da qui l'incontrovertibile conflitto d'interessi: Tabacci padre, a quanto consta all'interrogante amico di vecchia data del presidente del Consiglio Draghi, ha tra le sue deleghe anche le politiche aerospaziali italiane, un settore considerato strategico per il nostro Paese, sia dal punto di vista economico (l'Italia ha raddoppiato i fondi stanziati per i programmi dell'Agenzia spaziale europea) che di geopolitica globale. Ma l'aerospazio è un settore fondamentale anche per Leonardo S.p.A.: Saccodato è anche presidente del Cda di Thales Alenia Space e vicepresidente di Mbda e Telespazio;

il quotidiano "Domani" scrive inoltre come la decisione di assumere il figlio del sottosegretario sia stata presa dall'amministratore delegato di Leonardo S.p.A., Alessandro Profumo;

considerato che il 15 ottobre 2020, la seconda sezione del Tribunale di Milano ha condannato Alessandro Profumo in qualità di ex presidente di Monte dei Paschi di Siena (MPS) a 6 anni di reclusione, 2,5 milioni di euro di sanzioni, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, 2 anni di interdizione dagli uffici direttivi di imprese, per i reati di aggiotaggio e false comunicazioni sociali nella semestrale 2015. La stessa banca senese è stata condannata a una sanzione di 800.000 euro per la legge n. 231 del 2001 sulla responsabilità degli enti. In particolare, la condanna del Tribunale di Milano inflitta a Profumo per aggiotaggio e false comunicazioni sociali nella semestrale 2015 è dovuta alla contabilizzazione in bilancio dei derivati siglati con la giapponese Nomura. MPS ha infatti illecitamente contabilizzato come investimenti in titoli di Stato 5 miliardi di euro di temerarie speculazioni in prodotti finanziari derivati eseguiti con due banche estere (Deutsche Bank, Nomura), indicate anche come operazioni "Deutsche Bank" e "Nomura", con il fine (anch'esso risultato illecito) di occultare le perdite di altre operazioni di investimento denominate "Santorini" ed "Alexandria";

considerato inoltre che il 14 febbraio 2020 erano stati rinviati a giudizio per concorso in bancarotta fraudolenta 16 ex manager e funzionari di Unicredit, tra i quali Alessandro Profumo, imputato per il crac della società barese "Divania". È accusato, insieme agli altri 15 manager e funzionari, di aver ingannato il titolare dell'azienda, Francesco Saverio Parisi, in quanto sarebbe stato indotto a sottoscrivere 203 contratti con prodotti derivati che in pochi anni, secondo l'accusa, avrebbero portato la società al dissesto e al successivo fallimento. Il processo è iniziato il 5 maggio. Stando alle indagini, coordinate prima dall'ex pubblico ministero di Bari Isabella Ginefra e poi dal pubblico ministero Lanfranco Marazia, Unicredit, dopo avere convinto Parisi a sottoscrivere i contratti derivati assicurandogli che si trattava di un'operazione a costo zero, avrebbe invece distratto più di 183 milioni di euro dai conti correnti della società, senza autorizzazione del correntista, per portare a temine l'operazione. Tutto questo avrebbe contribuito al fallimento, nel 2011, dell'azienda di divani con sede nella zona industriale di Modugno (Bari), chiusa da allora con il licenziamento degli oltre 400 lavoratori;

considerato infine che il dottor Profumo ha ricevuto una liquidazione di 40 milioni di euro nel 2010 dalla banca Unicredit, considerata il doppio di quanto gli sarebbe spettato sulla base dei contratti siglati prima dell'uscita dall'istituto. Dopo la denuncia di Adusbef volta ad accertare se la buonuscita d'oro erogata da Unicredit a Profumo, la perizia del professor Stefano Loconte su incarico dei pubblici ministeri Nello Rossi e Michele Nardi della Procura di Roma sul fascicolo aperto a gennaio 2012, ha acclarato che quella maxi liquidazione nella corresponsione a Profumo di un incentivo all'esodo, "rappresentava un 'depauperamento patrimoniale' in danno della società e degli azionisti, che l'assegno di 40 milioni di euro non era congruo perché eccessivamente elevato di circa il doppio, e che tale condotta pur non integrando alcun reato (perciò la successiva archiviazione), potrebbe rilevare un illecito di natura civilistica, aprendo la strada al Cda di Unicredit di richiedere l'eccedenza di 20 milioni di euro, che il management di Unicredit si è ben guardata da richiedere procurando così un danno agli azionisti della banca,

si chiede di sapere:

se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda esercitare i suoi poteri ispettivi per verificare le ragioni che hanno indotto MPS a fare quella scelta;

se non ritenga di dover promuovere le immediate dimissioni del dottor Profumo, per elementari ragioni di opportunità, dignità e senso dello Stato, alla luce della recente condanna per l'accertata falsificazione dei bilanci di MPS, avvenuta contabilizzando derivati come Titoli di Stato.

(4-05902)"

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